venerdì 27 gennaio 2012

I canali magici per un'alleanza intergenerazionale

La rivoluzione digitale ha modificato profondamente non solo il modo di comunicare, ma l'idea stessa di comunicazione che nel senso comune è vista come una " trasmissione d'informazione" mentre il suo significato originario è un atto di compartecipazione, incui tutti i partecipanti condividono un mondo utilizzando codici che siano comuni o che vanno costruiti assieme per intendersi. I nuovi media, come ogni evento, non sono neutrali nei confronti dell'identità umana e dei costumi e richiedono conoscenza del funzionamento e consapevolezza dei rischi e delle opportunità che possono offrire al fine di poter utilizzare questa tecnologia in continuo sviluppo per il bene della persona umana, per una sua crescita spirituale e relazionale, oggi così trascurate o vissute in maniere superficiale. Si tratta di ripensare e reinterpretare il legame antico e sempre nuovo, tra la tecnica, la verità e libertà. Nella CV al n. 79, Benedetto XVI sottolinea che «la tecnica, divenuta essa stessa un potere ideologico, esporrebbe l'umanità al rischio di trovarsi rinchiusa dentro un a priori dal quale non potrebbe uscire per incontrare l'essere e la verità. In tal caso, noi tutti conosceremmo, valuteremmo e decideremmo le situazioni della nostra vita dall'interno di un orizzonte culturale tecnocratico, a cui apparterremmo strutturalmente, senza mai poter trovare un senso che non sia da noi prodotto. Questa visione rende oggi così forte la mentalità tecnicistica da far coincidere il vero con il fattibile. Ma quando l'unico criterio della verità è l'efficienza e l'utilità, lo sviluppo viene automaticamente negato» e nel messaggio per la 45° giornata mondiale delle comunicazioni sociali il Papa scrive «Come ogni altro frutto dell'ingegno umano, le nuove tecnologie della comunicazione chiedono di essere poste al servizio del bene integrale della persona e dell'umanità intera. Se usate saggiamente, esse possono contribuire a soddisfare il desiderio di senso, di verità e di unità che rimane l'aspirazione più profonda dell'essere umano». L'importante è essere consapevoli che i media non sono dei mezzi, non sono puri strumenti, ma rappresentano un ambiente culturale che plasma la nostra coscienza ed è in grado di cambiare la nostra mentalità. Da un lato la multimedialità può unire potentemente, stimolare ad una partecipazione attiva, può favorire opere che recano impresso lo spirito del dono e che consentono di intraprendere un cammino di relazionalità, di comunione e di condivisione; dall'altro può intensificare l'isolamento, svuotare le relazioni personali impoverendole e riducendole a pure connessioni. Nel concreto rischia di venire soppressa proprio ciò che caratterizza la ricchezza della persona umana: l'amicizia, il rispetto, il dialogo. Se la logica è quella della manipolazione, il confine tra manipolare ed essere manipolati diventa estremamente labile. C'è oggi un preoccupante "scivolamento" nel lessico sui media, che tende a enfatizzare, sotto l'apparente neutralità di un gergo sempre più diffuso, la dimensione puramente tecnico-strumentale a scapito di quella antropologica e relazionale. Il fatto stesso che esistono nuovi modi di comunicare, con nuovi linguaggi, nuove tecniche e nuovi atteggiamenti psicologici fa sì che la Chiesa "non può non impegnarsi sempre più profondamente nel mutevole mondo delle comunicazioni sociali. Per il cristiano può rappresentare una nuova opportunità per far conoscere la propria esperienza di fede in Gesù Cristo, dare testimonianza della speranza che ci suscita il suo amore e per stabilire relazioni autentiche I nuovi media rivelano un bisogno affettivo, di prossimità, di reciprocità, di ricerca aperta alla dimensione dell'infinito, di conoscenza sulle grandi domande dell'esistenza,che sono indice di bisogni vecchi e sempre nuovi per ogni uomo che vive in questo mondo." Il linguaggio di rete diventa allora un'opportunità ed aiuta a ritrovare spazi educativi ed intercettare domande di aiuto fino a ieri rimosse. La comunicazione intergenerazionale, in un rapporto di reciprocità n cui ciascuno ha qualche cosa da imparare dall'altro come dono, fuori dalla categoria dell'utile, è oggi fondamentale. Riconoscere lo spirito del dono significa riconoscere che la tecnica, come ogni linguaggio, non ci parla solo di noi stessi e del nostro ingegno ma, attraverso di esso, della verità che ci fonda. Nella CV al n. 77 Benedetto XVI osserva che : «Ogni nostra conoscenza, anche la più semplice, è sempre un piccolo prodigio, perché non si spiega mai completamente con gli strumenti materiali che adoperiamo. In ogni verità c'è più di quanto noi stessi ci saremmo aspettati, nell'amore che riceviamo c'è sempre qualcosa che ci sorprende. Non dovremmo mai cessare di stupirci davanti a questi prodigi. In ogni conoscenza e in ogni atto d'amore l'anima dell'uomo sperimenta un ‘di più' che assomiglia molto a un dono ricevuto, ad un'altezza a cui ci sentiamo elevati». La sfida della cultura digitale ci offre la possibilità di aspirare a qualcosa "di più" rispetto a quanto la tecnica rende disponibile, ci da la possibilità di passare dai dispositivi manipolabili (e manipolanti) all'ambiente abitabile. La rete, se si va al di là della logica del dispositivo, può essere il luogo in cui tentare la "nuova sintesi umanistica". A partire dal modo di abitare. Abitare è tipicamente umano perché presuppone un rapporto consapevole. Nel suo senso autentico, pienamente umano, abitare ha dunque a che fare con la questione del senso, dell'identità, della relazione: dare un ordine e una direzione allo spazio circostante a partire dai significati condivisi, allestire uno spazio di prossimità, ospitalità, incontro sono tutti aspetti legati alla modalità tipicamente umana dell'abitare. "Superare i confini e allacciare alleanze" è il compito che ci aspetta. Nello spazio senza campanili e senza gerarchie del web, qual è il ruolo della Chiesa? Oggi "alleanza" è una parola chiave. L'alleanza è oggi quanto mai necessaria, in tutti gli ambiti: è fondamentale per esempio per l‘educazione, che non può più essere un processo unidirezionale di trasmissione, ma un incontro in cui tutte le parti coinvolte danno e ricevono, lasciandosi trasformare. Per abitare il web è necessaria una "alleanza intergenerazionale" tra nativi (che sanno muoversi velocemente ma non sanno dove andare) e immigrati digitali, più impacciati ma in possesso di esperienza e di "bussole".Come ha detto Benedetto XVI nel suo discorso dedicato alle nuove generazioni per il 45° Giornata mondiale della Pace "Oggi assumersi la responsabilità di educare i giovani alla conoscenza della verità, ai valori fondamentali dell'esistenza, alle virtù intellettuali, teologali e morali, significa guardare al futuro con speranza. ...Solo una solida educazione della loro coscienza può renderli capaci di lottare sempre e soltanto contando sulla forza della verità e del bene". Questa alleanza intergenerazionale in una situazione complessa come quella che viviamo oggi può diventare una risorsa resa possibile dal buon uso dei nuovi media che possono portare il loro contributo educativo in ordine alla giustizia e alla pace allestendo uno spazio per lo scambio di doni, trasformando la "connessione" in comunione. Ma se la rete può essere il luogo della condivisione, la Chiesa deve essere il sale. Attraverso le parole del Papa lasciamoci guidare dalle scritture per passare della condivisione e dalla convivialità della rete al sale dell'alleanza con Dio.