venerdì 10 marzo 2017

“Tutti all’opera!” con l’Enciclica Populorum Progressio del Beato Paolo VI



Il magistero sociale della Chiesa Cattolica, di cui le encicliche fanno parte, è un punto di riferimento fondamentale per i cattolici impegnati in politica ed un invito alla riflessione per quanti non sono credenti. La sua portata, essendo annuncio di Cristo nelle realtà temporali come ha ben spiegato San Giovanni Paolo II, è dunque universale. Le encicliche sociali forniscono una serie di principi di riflessione, di criteri di giudizio e delle direttive di azione che consentono di orientarsi nelle scelte politiche senza essere influenzati dalle ideologie.
Il  28 marzo prossimo, ricorre il 50°  anniversario della pubblicazione dell’enciclica Populorum Progressio del Beato Paolo VI.
La situazione a livello globale, le cui conseguenze vengono quotidianamente vissute anche nella nostra Regione, rappresenta la drammatica evoluzione di quanto già negli anni 60, aveva spinto il Papa a scrivere questa enciclica. Le attuali migrazioni testimoniano che la questione sociale si è fatta mondiale e la pace è minacciata da nuove e frammentate forme di guerra.
Paolo VI affronta il problema dello sviluppo attraverso un’attenta analisi della realtà storica entrando nel vivo di questioni ancora aperte come l’urto di civiltà, i diritti umani, l’educazione, la questione demografica, la promozione della persona e della famiglia, la costruzione della comunità locale ed internazionale. Partendo dalla situazione di estrema difficoltà dei paesi del terzo mondo l’enciclica si prefigge di indicare il senso, le condizioni e le esigenze di uno sviluppo integrale degno dell’uomo. Per il Pontefice questo sviluppo è il nuovo nome della pace.
La Populorum Progressio valorizza il ruolo della famiglia naturale, monogamica e stabile, dell’economia al servizio dell’uomo, promuove uno sviluppo solidale, condanna le oligarchie, la pianificazione arbitraria e la tecnocrazia.
Dalla sua pubblicazione nel 1967 il clamore ed anche le non poche polemiche da essa suscitate si sono assopite permettendo di leggerne il contenuto con maggiore serenità e di riconscerne la grande portata profetica in molti aspetti rimasta purtroppo inascoltata.
Il Centro Internazionale Luigi Sturzo in collaborazione con la CISL di Udine organizza il 28 marzo alle ore 20:30 presso l’oratorio della Chiesa di San Paolino in via Trieste 110 con ingresso da via XXX Ottobre, la presentazione dell’enciclica. L’intento è quello di mantenere vivo il rapporto con il magistero studiando i fenomeni del nostro tempo con il realismo cristiano ed aprendo un dibattito con i politici della nostra Regione che hanno accettato di confrontarsi sull’insegnamento sociale della Chiesa.
Sarà l’occasione per un incontro costruttivo per propoprre soluzioni alle problematiche odierne che sono anche alla base della Populorum Progressio.
Dopo un’introduzione di Daniela Vidoni, responsabile del Centro Sturzo, l’enciclica sarà presentata ed approfondita dal prof. Mons. Ettore Malnati  già docente di Dottrina sociale della Chiesa presso la facoltà teologica di Lugano
Seguirà una tavola rotonda moderata da Roberto Pensa, direttore de La Vita Cattolica, a cui parteciperanno:
Stefano Cecotti (Forza Italia) , Pietro Fontanini (Lega Nord) , Lanfranco Lincetto (Il Popolo della Famiglia), Vincenzo Martines (Partito Democratico), Roberto Muradore (Cisl Udine) e Raimondo Strassoldo (Identità e Innovazione).


venerdì 9 ottobre 2015

La lente del "Lessico sturziano" sui mezzi di comunicazione. Primo incontro: la carta stampata.



Convegno organizzato con la CISL di Udine.
Udine via Ciconi 16, ore 20:30.

Relatori: Giuseppe Liani e Renato Pilutti.

http://www.centrosturzo.fvg.it/Anno2015_CicloLessicoSturziano_ConvegniAutunno2015.aspx


I quattro incontri sulla comunicazione attraverso Carta stampata, Radio, Televisione, Internet vogliono stimolare una riflessione che aiuti la comprensione dei meccanismi che governano il sistema dell'informazione di massa. È importante infatti prendere consapevolezza che il grande volume di messaggi che ci raggiungono quotidianamente è scelto e filtrato. Con quale criterio? Gli incontri, attraverso un approccio critico e la lente del "Lessico sturziano" vogliono aiutarci a comprendere se veniamo informati oppure manipolati. Una sana democrazia esige verità e libertà affinché i cittadini possano maturare corrette decisioni. Luigi Sturzo ci aiuta ad essere cittadini "liberi e forti" e ad esercitare un'azione di controllo sul potere politico ed economico per la realizzazione di un'autentica democrazia secondo giustizia e libertà.

I quattro incontri si svolgeranno i due parti: la prima riguarderà un excursus storico politico sul modulo trattato ed una riflessione tratta dal pensiero di Luigi Sturzo, la seconda parte darà spazio ad una serie di esercitazioni pratiche con il coinvolgimento dei partecipanti che consentiranno di conoscere il medium e le sue specifiche potenzialità. Sarà utile portare carta e penna ed anche un registratore.

venerdì 17 aprile 2015

Convegno 17.04.15 - Valorizzare la responsabilità per uscire dalla povertà: verso un nuovo modo d'intendere l'assistenza sociale.





Nel suo saluto il sindaco Paolo Menis ha spiegato che il convegno ha l’obiettivo di orientare ad un cambiamento per un nuovo modo d’intendere i servizi sociali. La necessità è resa urgente dalla crisi economica che allarga la platea degli interventi e la contemporanea riduzione delle risorse.

Daniela Vidoni richiamandosi al Lessico sturziano ha ricordato che per Sturzo il solidarismo non è un mezzo momentaneo per risolvere i problemi dei poveri, ma una risorsa sociale da investire per la promozione degli ultimi. La povertà va pensata come energia positiva che fa crescere la persona e la società perché esperienza di ricerca, di condivisione, di completamento che si attua attraverso relazioni positive. Inoltre la povertà è prodotta da un cattivo funzionamento di alcuni soggetti della società come la politica e l’economia . Come fare giustizia? Sturzo identifica il concetto di giustizia con la moralità, con una coscienza etica ben formata che fa pensare la politica e l’economia a partire dalla morale  e non dalla sua esclusione come sta avvenendo. Sturzo ha sempre messo in evidenza che la centralizzazione dello Stato post unitario allargando sempre di più di più le attività pubbliche, rende i cittadini succubi della classe burocratica.   Questo genera un potere irresponsabile perchè molto frazionato ed improntato ad un’analisi esasperante e frammentata che impedisce di arrivare ad una sintesi e fa perdere il senso della realtà della vita sociale nel suo svolgersi e nella sua attualità.

Oliviero Motta ha sottolineato che le misure nazionali di contrasto alla povertà sono eccessivamente frammentate e con interventi quasi esclusivamente di natura monetaria che non  favoriscono il recupero sociale e l’attivazione individuale. Sarebbe giusto che la riscossione di diritti individuali corrispondesse  a doveri di solidarietà perché quello che si riceve possa servire ad aiutare anche altri. E’ quindi necessario un  nuovo welfare comunitario che collochi la comunità locale al centro del sistema. Comunità intesa come attivazione di persone intorno a luoghi che generano relazioni capaci di produrre risposte concrete alle condizioni di difficoltà dei cittadini e li aiutino ad affrontare i momenti di crisi facendo ricorso anche alle loro  energie  e competenze .

Paolo Zenarolla  ha osservato che la  capacità della persona di reazione al bisogno dipende anche dal livello di inserimento della stessa in una comunità come era naturale nella nostra società friulana. Non è la stessa cosa sostituire le relazioni  di comunità con la tecnocrazia dell’assistenza sociale come risposta ai bisogni. L’elemento su cui lavorare è la comunità, che va intesa come luogo in cui si realizza la persona. In una comunità  le persone vivono anche le situazioni di crisi con naturalezza in quanto le povertà sono accolte, riconosciute e sostenute verso esiti di uscita, ma questi legami vanno costruiti prima che nascano  i bisogni. E’ necessario rileggere i percorsi che hanno regolato i corpi intermedi alla luce della necessità di ricostruire legami comunitari. Gli strumenti di aiuto vanno ripensati favorendo la partecipazione alla vita pubblica attraverso la vita comunitaria. Purtroppo le nuove leggi sul welfare sono vanificate dalle procedure burocratiche per cui si ha difficoltà a lavorare e molte persone a cui sono dirette non sono raggiungibili.

sabato 11 aprile 2015

Convegno 17.04.15 - Valorizzare la responsabilità per uscire dalla povertà: verso un nuovo modo d'intendere l'assistenza sociale.



Il convegno si svolgerà il 17.04.15 alle 20.30 presso la Biblioteca Guarneria in via Roma 1 a S. Daniele del Friuli.
Il relatore Oliviero Motta è operatore sociale e giornalista pubblicista. Dal 1991 è impegnato professionalmente nel terzo settore. È vicepresidente della cooperativa sociale Intrecci,
aderente al Consorzio Farsi Prossimo di Milano.Scrive per “ Rocca” e “ Welfare oggi”.
Inrerverrà il dr. Paolo Zenarolla direttore della Caritas dell'Arcidiocesi di Udine.

Per approfondimenti sul programma:
http://www.centrosturzo.fvg.it/Anno2015_CicloLessicoSturziano_Convegno170415.aspx


Convegno 18.03.15 - S. Daniele - Vivere la vita per non morire da soli




Il 18 marzo a San Daniele si è tenuto il convegno” Vivere la vita per non morire soli” organizzato dal Centro Internazionale Studi Luigi Sturzo di Udine in collaborazione con il Comune di San Daniele e la CISL di Udine. Nel saluto iniziale il sindaco Menis  ha  sottolineato che la nostra società si sta interrogando  sul fine vita, ma il tema della serata è stato impostato in maniera diversa perché intende focalizzare come vivere la vita per non morire soli. Gli aspetti su cui è necessario riflettere sono due: il primo come  deve essere lo stile di vita dell’uomo e l’altro è la qualità del fine vita.  Ogni persona con il passare degli anni  s’interroga su questi aspetti che rimandano alle domande: chi siamo, dove andiamo, cosa lasciamo? Nell’introduzione Daniela Vidoni responsabile del CISS ha messo in evidenza  che Sturzo riteneva importante e  urgente formare la coscienza cristiana perché la vedeva a fondamento della vita della nazione. Egli ha posto la persona, intesa  come essere in relazione,  alla base della vita sociale. Oggi l’uomo si concepisce  come individuo  autosufficiente e questo porta a vivere e morire soli. Il  tema della serata  è stato sviluppato dal prof. don Franco Gismano, docente di Dottrina Sociale della Chiesa all’ISSR di Udine e poi arricchito dall’esperienza della Dr.ssa Paola Ponton psicoterapeuta e psicologa responsabile del coordinamento per l’etica nella pratica clinica dell’ospedale di San Daniele e dei distretti sanitari di San Daniele e  Codroipo. Don Gismano ha spiegato che il termine persona è teologico perché solo Dio è persona in quanto  è relazione e l’uomo essendo creato a sua immagine e somiglianza è un  soggetto la cui vita assume un senso attraverso la relazione con Dio e gli altri.  Ha lanciato alcune provocazioni per far riflettere su diversi luoghi comuni che vengono presi per verità. Ha  affermando che non c’è una fase terminale della vita, c’è una fase in cui ci rendiamo conto di una patologia , ma in realtà“ s’ inizia a morire iniziando a vivere”.  Riferendosi all“ antropologia del soprannaturale” come l’ha chiamata Sturzo, ha  spiegato che non c’è nulla di più laico del soprannaturale. Per laicità s’intende vedere la realtà per quello che è non  per quelle rappresentazioni che la colgono solo in forma parziale. La terza provocazione è stata la domanda : “ cosa è la vita”? La vita è un mistero.Le varie scienze la studiano , ma non la comprendono.  E’ seguito l’intervento della  dr.ssa Paola Ponton  che ha portato l’esperienza del suo essere in sanità nella società odierna, con grandi sfide  che sono  legate al vivere e al morire soli,  fisicamente, emotivamente, spiritualmente, soli  in non luoghi. Dagli anni 50 ad oggi l’avvento della tecnica, della biomedicina, delle biotecnologie hanno cambiato la nostra vita e ci offrono  varie possibilità per nascere e per morire, nella scelta del luogo e delle modalità con  varie capacità d’intervento nelle acuzie. A livello culturale e sanitario non si è però entrati nella logica di gestire le cure delle malattie cronico degenerative che oggi per molti rappresentano un lungo periodo di vita. Come poter  vivere dal primo all’ultimo istante  della vita   con consapevolezza? E’ un lavoro che ciascuno di noi deve fare con se stesso per scoprire la propria identità costituita da una storia personale e familiare , di valori, principi , e costruire la propria biografia. Anche in medicina si sta recuperando il concetto di biografia rispetto a quello di biologia: non si hanno solo corpi ma persone con una propria biografia che si sedimenta anche nel corpo. E’ solo il senso e il significato che parte da noi stessi che può rispondere ai vincoli o alle offerte della cultura contemporanea.

Daniela Vidoni
  

sabato 14 marzo 2015

Convegno 18.03.15 - S. Daniele - Vivere la vita per non morire da soli


Per maggiori informazioni sul programma
http://www.centrosturzo.fvg.it/Anno2015_CicloLessicoSturziano_Convegno180315.aspx

Convegno 21.02.15 - Come cambiano i nostri paesi e le nostre città. Una città intelligente per una città visionaria.


Il Sindaco Paolo Menis  nel presentare l’iniziativa ha posto la domanda ai relatori se è meglio una città digitalizzata o una città in cui ci sono valori, integrazione, qualità della vita.
Daniela Vidoni  ricollegandosi   al Lessico sturziano ha evidenziato  il  pensiero di Sturzo su   comunità, autonomie locali, partecipazione, democrazia; un pensiero  intessuto di valori umanizzanti e non solo intelligenza tecnica, capaci di dare speranza e rispondere ai bisogni veri dell’uomo.
Giorgio Jannis ha sostituito Pietro Greco influenzato. Ha sottolineato  che è in atto una riprogettazione di entità secolari al fine di creare una spazio per i nuovi modi dell'interagire tra le persone e tra le persone e le cose. Istituzioni, biblioteche, ospedali, banche,  attività editoriali librarie e giornalistiche,  attività imprenditoriali, i mass-media, tutto ora va necessariamente reimpostato e aggiornato alle nuove possibilità e opportunità permesse dalle tecnologie dell'Informazione e della comunicazione. Le"macchine amministrative" del territorio sono luoghi eloquenti, che filtrano, producono e diffondono grandi quantità di informazione, al punto che per legge oggi abbiamo degli obblighi da parte delle Pubbliche Amministrazioni di promuovere forme di e-government, relativi alle dinamiche di trasparenza, interoperabilità e smaterializzazione del flusso documentale. L'e-partecipation ovvero la partecipazione civica mediata dalle tecnologie TIC può trovare ora nuove modalità di espressione prendendo concretamente corpo nelle piattaforme digitali deputate a ospitare la libera manifestazione di interesse dei cittadini nei processi decisionali riguardanti la collettività, grazie a dispositivi che permettano attività di tipo consultivo e deliberativo .Lo stesso concetto di smart-city, può essere inteso come una medaglia a due facce, dove se da un lato vanno riconosciute le innovazioni tecnologiche che ora investono gli agglomerati urbani rendendoli appunto di per sé eloquenti - flussi di informazioni, ottimizzazioni sulla mobilità, edifici intelligenti, sensoristica diffusa, connettività ubiqua - d'altro lato lascia emergere la consapevolezza che l'alfabetizzazione alla cittadinanza digitale e il cambiamento che la nuova epoca ci richiede passa per una presa di coscienza forte, riguardante il nostro dover- essere una smart community.
Mario Pezzetta ha precisato che in Friuli è meglio parlare di smart  lander visto che è un insieme  di territori. Ritiene che le nuove tecnologie digitali contribuiscono all’attuazione del pensiero di Sturzo in quanto esse  permettono la valorizzazione delle singole municipalità, maggiori  possibilità di collaborazione fra le stesse , realizzazione delle autonomie locali e della sussidiarietà. Il digitale ha un’anima globalizzante, ma anche personale per cui è necessario spingere sull’identità rinnovata anche dei piccoli comuni. La riforma in atto con l’unione di comuni, deve approfittare della rivoluzione tecnologica  per  snellire  tutti  servizi pubblici e  la  burocrazia. E’ inoltre necessario  ricomporre l’idea di territorio, ora amministrato da Comune, Provincia e Sopraintendenza  unificandone il governo.
Don Franco Gismano a chiusura del convegno ha sottolineato che  la formazione sulla cultura tecnologica è sicuramente necessaria per  il raggiungimento dell’eccellenza nei servizi, dello stare sul mercato, della qualità della vita. Ma non possiamo limitarci  semplicemente ad  abitare un nuovo  liguaggio, dobbiamo imparare anche a trascenderlo per scoprire il senso, il  significato per cui vale la pena di vivere.